Frode di imbroglioni,
lo definì l'Ottocento positivista. Libro santo e antichissimo lo credono,
ancora oggi, ebrei ortodossi di tutto il mondo. Generazioni di credenti lo
hanno usato come un baluardo dell'identità ebraica, mentre per altri le sue
descrizioni della divinità sono eresie, che hanno ben poco di giudaico. Ai
cabbalisti cristiani, dal Rinascimento al tardo Romanticismo, "Il libro
dello splendore" ha offerto materiale di propaganda missionaria, grazie
alle profezie cristologiche che vi sarebbero adombrate. Se storici del pensiero
e antropologi lo studiano come documento di una rarefatta fenomenologia
religiosa, il lettore curioso può trovarvi una fonte quasi inesauribile di
racconti e di scenografie cosmiche. Deposito di arcani, impervio nella lingua e
oscuro nelle immagini, lo Zohar è uno dei testi piú criptici dell'intero
misticismo ebraico. Strutturato come un commento alla Bibbia, in una cornice di
pochi personaggi, che sospirano, piangono, inveiscono e vengono talora rapiti
in cielo, contiene passi di intensissima forza contemplativa e associazioni
simboliche sorprendentemente profonde.
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piscopo.grazia@libero.it
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