HORAH - Associazione socioculturale : febbraio 2019

Il pubblico rumoreggia. Fischia. Quasi insulta. Grida al direttore artistico/presentatore di dimettersi. I giochi sono fatti, come direbbe una buona traduzione dal francese.. Sono ormai le ultime battute del Festival della Canzone Italiana di San Remo prima della parola fine. Ma è realmente la fine della della canzone italiana ma non solo perché ha vinto un insolita canzone che inneggiando ai soldi (... se avessi avuto soldi..) diventa pedagogicamente scorretta. Non solo perché il segretario della commissione di vigilanza, deputato Pd Anzaldi, si è vantato di aver dato spazio a un italiano- egiziano proprio per rispondere "dispettosamente" al ministro degli interni Salvini. E non solo perché fra le parole della canzone parlata in litania araba come una preghiera mediorientale si inneggia al "Ramadan", sottolineando un codice di appartenenza islamico. Mahmood, figlio di madre sarda e padre egiziano, parla di nostalgiche quasi rabbiose identità mussulmane e lo fa, in barba ad ogni tipo di italianità e nonostante si professi italiano, sostituendo a parole italiane, parole provocatorie arabe, polverizzando così l'identità della canzone italiana. La volontà popolare chiaramente manifestata avrebbe dato come finalisti i cantanti: la Bertè, Irama e il poeta Cristicchi e vincitore Ultimo. Invece ha vinto uno sbalordito ( gli occhi roteanti la dicevano tutta) Mahmoud alias Maometto che ha parlato di denaro e di un codice di appartenenza araba. Di un orgoglio che viene perso e della casa nella propria patria che viene lasciata. La volontà popolare ancora una volta è sconfitta dall' intellighentia politica. Si ricorda che le canzoni vincitrici delle varie kermesse eurpoe canore parteciperanno all'european festival contest , che quest'anno, guarda caso avrà luogo in quel di Tel Aviv. Maometto che rappresenta l'Italia. Italia complice di un imbarazzo dolente di ISRAELE che subisce giorno per giorno offese, provocazioni, sangue e terrore arabo.